Il territorio di Pollenza ha ospitato insediamenti umani fin dalla preistoria e precisamente dal neolitico. Nell’età del bronzo vi si stabili’ una popolazione ario-italica chiamata appenninica che,trasformatasi da pastorale in agricola, sul finire del II millennio a.C. prese il nome di subappenninica, subendo influssi protovillanoviani.
Durante l’età del ferro, arrivano i Piceni, piu’ evoluti ed in stretto contatto con i Greci ed Etruschi, i quali fondarono a Pollenza un grosso insediamento chiamato Carrea e lasciarono numerose necropoli (vedi ad esempio quelle a circolo in contrada Moie).
Ed eccoci al periodo romano. Tito Livio cita una colonia Pollentina nella Marca anconetana. Plinio dopo aver elencato molte città del piceno, nomina tra gli abitanti di quelle anche i Pollentini. La romana Pollentia era però di incerta e discussa ubicazione.
Secondo la tradizione popolare,confermata da storici come Peranzoni,Lili ed Olstenio, essa si trovava nei pressi del Cassero. Da studi recenti, di Febo e Fabia Domitilla Allevi, invece essa si trovava dove è attualmente il centro storico.
Durante le invasioni barbariche Alarico, dopo aver distrutto Urbisaglia, rase al suolo anche Pollentia.
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Nell’epoca franca la città cambiò il nome in Monte Milone, da quello di un condottiero franco proprietario di un castello detto appunto di Monte Milone. Sorgeva nel frattempo (fine x secolo) l’Abbadia di Rambona, cenobio benedettino che durante il monachesimo assunse via via maggior importanza,giungendo a dominare territori vastissimi dall’Adriatico agli Appennini.
Nel periodo feudale sorsero nel territorio pollentino diversi castelli. Oltre a quello di Monte Milone e del Cassero, vi erano i castelli di Monte Franco, di Gualdo e di Gagliano. Sono i cinque colli di cui ha lo stemma civico. Ma il periodo di massimo splendore fu per Monte Milone l’epoca comunale.
Infatti intorno al 1200 si costitui’ comune con Statuto, Magistrati e Parlamento propri.Aveva anche un tribunale dipendente dal Presidiato di Camerino.
Nel 1248 il Comune di Monte Milone, dichiaratamente ghibellino, si alleò con Camerino, Cingoli, Matelica, San Ginesio, Tolentino e Montecchio, partecipando a diverse guerre, come quella al fianco di Manfredi nell’ultimo settennio che precedette la battaglia di Benevento (1266).
Poi Monte Milone divenne guelfa, e la croce patente sullo stemma comunale attesta la sua partecipazione alle Crociate. Durante questo periodo,il nucleo urbano andò ampliandosi per la continua immigrazione dei castelli vicini, tra il Cassero e la Piazza.
Seguirono numerose distruzioni e nel 1365 il Cardinale Albornoz fece trasferire gli abitanti di Monte Milone sul colle attuale, che fu fortificato. Ma neppure la nuova cinta muraria albornoziana servi’, nel 1443 ad evitare la distruzione della città da parte di Ciarpellone, capitano di Francesco Sforza.
Segui’ un lungo periodo di pace, interrotta solo da una guerra sanguinosa contro Tolentino, dopo di che Monte Milone passò sotto il dominio dello Stato Pontificio. Con l’avvento della Rivoluzione Francese, Monte Milone per un biennio (1797-1798) fu sotto il Governo Provvisorio Francese. Quindi (1798-1799) fu annessa alla Repubblica Romana, dividendo sede di Cantone e capoluogo di un Circondario che comprendeva anche Urbisaglia e Montecassiano. Dopo un decennio (1799-1808) di dominio papale, la città entrò a far parte del Regno d’Italia e tornò ad essere sede di Cantone.
Poi, nel 1815, fece parte del Regno delle Due Sicilie, divenendo protagonista di un avvenimento storico importantissimo: la Battaglia di Cantagallo,conosciuta anche come la Battaglia di Tolentino, combattuta tra il 2 ed il 3 maggio 1815 in massima parte nel territorio di Monte Milone.
La battaglia vide l’armata napoletana comandata da Gioacchino Murat, cognato di Napoleone Bonapatre, contrapporsi alle truppe austriache guidate da Feldmaresciallo Barone Federico Bianchi. Unanimemente considerata come il primo episodio del Risorgimento, essa si svolse tra Macerata, Pollenza e Tolentino.
La chiave tattica dello scontro fu l’altura di Cantagallo. I morti furono tremila, di cui duemila napoletani e mille austriaci. Dopo alcuni scontri preliminari, le truppe di Murat trascorsero sulle colline di Monte Milone la notte tra il 2 e il 3 maggio. Il Re alloggiò in contrada Santa Lucia. La mattina del 3 maggio mosse verso Cantagallo ed alle 11 ordinò l’attacco.
L’esito era incerto e nel pomeriggio arrivarono persino rinforzi per l’esercito napoletano. Ma alcuni falsi dispacci, che presentavano un quadro catastrofico della situazione in Abruzzo ed a Napoli,fecero decidere Murat per la ritirata. E fu la disfatta per Re Gioacchino, la cui stella era destinata al tramonto. Nell’ottobre del 1815, dopo un vano tentativo di riconquistare il suo regno, fu infatti fucilato a Pizzo Calabro. Finita l’era napoleonica, Monte Milone tornò sotto lo Stato Pontificio.
Cominciava il Risorgimento e nel 1817, sulla piazza, vi furono manifestazioni a favore di un governo nazionale che la polizia pontificia fu pronta a reprimere. Nel 1831 la stessa Magistratura Comunale, favorevole al nuovo Governo delle Provincie Unite ed alla Costituzione, fece innalzare il tricolore sul Palazzo Civico.
Ma il 28 marzo i moti furono repressi e la città tornò sotto il Governo Pontificio. Seguirono le guerre di indipendenza, dal 1848 fino all’unità d’Italia. Molti Montemilonesi vi parteciparono e si distinsero per valore e coraggio,combattendo anche tra le file garibaldine.
Il 9 ottobre 1862, anno successivo all’unione d’Italia, fu ripristinato il nome di Pollenza. Negli anni seguenti, numerosi pollentini combatterono nelle due guerre mondiali e nelle guerre d’Africa, dando alla patria un alto contributo ai caduti.
Infine dall’ultimo dopoguerra ad oggi, Pollenza si rese parte attiva con i suoi cittadini,nell’ardua opera di ricostruzione del Paese, gettando cosi’ le fondamenta per un futuro di Pace da offrire anche alle generazioni future, agli albori del terzo millennio.
La Chiesa della Madonna della Pace.
I mosaici della villa romana di Santa Lucia
Giuseppe Di Modugno