La chiesa della Madonna della Pace
LA CHIESA DELLA MADONNA DELLA PACE
Chi, proveniente da Macerata, osserva la città di Pollenza adagiata sopra dolci colline tra le valli del Chienti e del Potenza, può facilmente individuare, all’estrema destra, un colle sommerso dal verde collegato al centro cittadino da una sella di cipressi. Si tratta del Colle della Croce, detto anche Cassero Vecchio, e alla sua sommità si trova un monumento al quale i pollentini sono molto legati: la Chiesa della Madonna della Pace.
CENNI STORICI
Posto a 334 m. di altezza, il Cassero sorgeva a nord-ovest della città ed era stato edificato alla fine del X secolo originariamente come torre di avvistamento sulla valle del Potenza. Successivamente, finì per costituire la posizione più inaccessibile del Castello di Montemilone (Castrum Montis Milonis), una fortificazione sorta a sua volta sul punto più elevato di Pollenza, più o meno dove oggi è la Piazza della Libertà. Quindi, negli anni, la costruzione subì diverse distruzioni e ricostruzioni, per essere poi rasa definitivamente al suolo nel 1447. Il terreno fu venduto dal Comune a privati, e la popolazione autorizzata a prelevare materiale per l’erezione di piccole case (le attuali Casette).
La costruzione di una piccola chiesa dedicata alla Madonna della Pace sul luogo dove una volta era collocata la Torre del Cassero fu decisa nell’adunanza consiliare cittadina del 5 febbraio 1612 in attuazione della disposizione testamentaria di Antonio Maria Malvezzi da Monte Milone, per ricordare la pace conclusa nel 1547 tra Monte Milone (così Pollenza fino al 1862) e Tolentino al termine di una sanguinosa guerra per il possesso del Castello della Rancia. Nello stesso testamento si diceva che nella chiesa doveva collocarsi un’immagine della Madonna proveniente dalla demolita chiesetta di Santa Maria a Piè di Terra (tra Pollenza e Passo di Treia).
Una guerra tra Pollenza e Tolentino? Facciamo qualche passo indietro nel tempo, e torniamo al 1467. A quando cioè i Montemilonesi avevano manifestato l’intenzione di acquistare il castello sito nella Valle del Chienti chiamato “della Rancia”, un nome che indicava essere stato l’edificio, in origine, una “Grancia” (cioè un deposito di grano) dipendente dall’Abbazia di Fiastra, poi fortificata e trasformata in castello dal Signore di Camerino Rodolfo II da Varano nel 1357. Orbene, allorché i Montemilonesi avanzarono la proposta
di acquisto dell’edificio e della zona circostante, essa fu accettata dai Tolentinati tramite un illustre e misterioso intermediario, che nei documenti è ricordato come “Filippo Cardinale di Bologna”, e il pagamento effettuato in due rate, di cui la prima, mille ducati d’oro, versata nel giorno della festa di San Giovanni Battista, patrono della città. Ma la vicenda non ebbe gli sviluppi auspicati. Infatti, il 16 dicembre 1538, i Tolentinati fecero sgomberare i Montemilonesi dal Castello della Rancia e ne ripresero il possesso. Si aprì così un periodo di sanguinose contese tra le due città, che fortunatamente si conclusero con una Pace definitiva nel 1547, che fissò i confini tra i due comuni più o meno nei termini attuali.
Fu questa una pace molto desiderata da ambedue i contendenti, tanto che una chiesa dedicata proprio alla Madonna della Pace fu costruita anche dai Tolentinati all’ingresso della città lungo la Strada Romana.
Tornando al 1612, fu nominato un comitato di 4 deputati affinché “fosse conveniente et onorata” ed iniziata la costruzione. I lavori si protrassero per vari anni, ed il tempietto, dedicato alla “Madonna della Pace”, fu completato nel 1644. Lo stesso anno fu aperto al culto con solenni festeggiamenti. Dato che la chiesa era Juspatronato Comunale, il Comune provvide ad arredarla. Lo stesso Comune ne eleggeva i cappellani che venivano semplicemente confermati dal Vescovo di Macerata. Tra le funzioni religiose ivi previste, oltre naturalmente alla santa messa domenicale e nei giorni di precetto vi erano anche solenni funzioni in occasione dell’Ottava dell’Assunta e della Natività della Madonna.
Quando nel 1749 la chiesa di San Biagio fu elevata a Collegiata, il Beneficio della Pace servì da dote per il Primicerio, seconda dignità capitolare. Nel 1848 vi pose la sua sede la Confraternita dei Sacconi., da diverso tempo non più operante. Quindi, nel 1860, in virtù delle nuove norme del regno d’Italia, la Chiesa e i suoi beni furono incamerati dal Demanio.
Allorché poi fu stabilito che i defunti dovessero essere sepolti fuori dei centri abitati, essi furono tumolati in questa Chiesa, e dal 1869 accanto ad essa fu collocato un Cimitero che venne utilizzato fino al 1914, anno in cui fu aperto l’attuale Camposanto del Trebbio. Poi nel 1937 l’area fu trasformato in Parco Comunale e nel 1944 vi furono organizzati solenni festeggiamenti per ringraziare la Madonna di aver risparmiato Pollenza dagli orrori della guerra. Per diversi anni vi è stato celebrato il Mese di Maggio, ed organizzate Feste della Pace (l’ultima nel 1993), ma a causa del terremoto del 1997 la Chiesa è rimasta inagibile.
IL RUOLO DELLA CHIESA DURANTE LA BATTAGLIA DEL 2 e 3 MAGGIO 1815
L’altura del Cassero ebbe un ruolo fondamentale durante la battaglia che il 2 e il 3 maggio 1815 vide fronteggiarsi l’armata napoletana del Re Gioacchino Murat e l’esercito austriaco guidato dal Feldmaresciallo Federico Bianchi. In una Relazione redatta da un anonimo cittadino subito dopo lo scontro, questo
Colle viene menzionato diverse volte. Addirittura risulta che la Divisione D’Ambrosio vi bivaccò nella notte tra il 2 e il 3 maggio, per muoversi poi la mattina presto del 3 maggio verso Cantagallo dove il Generale D’Aquino, subentrato al D’Ambrosio rimasto ferito in battaglia al comando della divisione, formò i famosi Quadrati.
Non ci dilungheremo troppo su questo sia pur importante evento. Basterà ricordare che il Colle della Croce, come quello di Cantagallo, fu aspramente conteso dagli eserciti contrapposti al punto che vi ebbe luogo uno scontro persino il 4 maggio, cioè a battaglia praticamente conclusa. Infatti, come scrive l’anonimo relatore, “un distaccamento di 50 Ungari a cavallo trovò che in tale sito eravi appostato un altro distaccamento di circa 200 Lancieri Napoletani a cavallo che guardavano la precipitosa ritirata, che facevasi dal re Murat, e sua restante armata”. Fu un breve scontro, perché “il corpo napoletano, alla meglio battendosi, si ritirò”.
ELEMENTI ARTISTICI, ARCHITETTONICI E PAESAGGISTICI
Da un punto di vista architettonico, l’esterno del tempietto presenta una struttura ottagonale con caratteristico campanile. Il tetto è anch’esso ottagonale e a croce greca, con cupola a volta reale ed un cupolino. La facciata, attualmente intonacata, con lesene e portale, originariamente era priva delle antiestetiche ali laterali, e dovevasi armonizzare meglio col resto dell’edificio.
L’interno, ancora in fase di sistemazione, presenta tre altari, corrispondenti alle tre absidi. In quello maggiore, dedicato alla Madonna della Pace, è collocato appunto l’affresco raffigurante la Madonna cosiddetta della Pace di autore ignoto del ‘400. La sacra immagine, come dicevamo, era dipinta sul muro della demolita chiesa di Santa Maria aPiè di Terra. Ai lati, statue di Sant’Antonio da Padova e San Francesco d’Assisi. Gli altri due altari laterali, dedicati al S.S. Crocefisso e a San Diego, sono ornati da quadri settecenteschi. Sulle pareti tra gli altari laterali e l’altar maggiore, due affreschi raffigurano rispettivamente la Pace e la Virtù. Da citare la statua lignea policroma raffigurante il Martirio di San Sebastiano, di cui si parla in altra parte del presente volumetto.
Una menzione particolare merita infine il vasto Panorama che si gode da questo Colle, che va dal centro Storico di Pollenza, col Campanile della Collegiata di San Biagio in primo piano, alla costa adriatica e, passando per il Monte Conero, via via alla montagna cingolana con il Monte San vicino, per arrivare fino alla catena dei Monti Sibillini. Così come sono ben visibili, anche ad occhio nudo, luoghi pollentini importanti, come l’Abbazia di Rambona, il Colle di Cantagallo, Monte Franco (o Francolo), la Chiesetta di San Valentino e quella delle Moje.
NB.: Su questa Chiesa è in preparazione una pubblicazione ad opera del sottoscritto e del dott. Fabio Sileoni. Pertanto a quella rinviamo per la bibliografia e/o eventuali approfindimenti sul monumento. (G.D.M.)
Giuseppe Di Modugno
